VISIONI OBLIQUE

27 marzo 2011

12/2011 - Lasciami entrare

Il vampiro, Edward Munch (1893)

Un giovanotto, in procinto di partire per una vacanza sulla neve, viene raggiunto di corsa da un amico che gli passa un sacchetto trasparente contenete un discreto numero di compresse, senza alcuna contropartita in denaro. Il ragazzo sale sul pullman e siede accanto a una ragazza che sembra aspettarlo, e che, avendo osservato la scena, lo guarda con disapprovazione: lui non ne risulta particolarmente turbato, si addormenta immediatamente e sogna. Sogna della ragazza che ha al suo fianco? Ma neanche per idea, sogna il suo sacchetto di pasticche che però si trasforma in una donna assai bella e seducente, vestita di bianco come bianca è la pista in cui si incontrano: si abbracciano ma, improvvisamente, la bella in bianco si trasforma in un vampiro/zombie e lo morde. Il giovanotto si sveglia di colpo, scende dal pullman e getta il sacchetto di plastica in un braciere casualmente a disposizione (droga, tu mi bruci il cervello, io brucio te) e, incurante dell’eventuale diossina prodotta, si allontana, mano nella mano, con la ragazza del pullman. Dissolvenza, messaggio in sovra impressione «Non ti fare - Fatti la tua vita».

È lo spot tv della nuova campagna nazionale contro la droga. Nella conferenza stampa di presentazione, Paolo Bonaiuti, portavoce del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha affermato che, sia la sceneggiatura che la regia, sono «opera prima» di Carlo Giovanardi. Non sappiamo se il senatore abbia una vaga idea di cosa rappresentino attualmente vampiri e zombie nell’immaginario dei giovani: se, per esempio, è a conoscenza del successo al cinema della saga di Twilight, del film Lasciami entrare, delle serie tv “True Blood” e “The Walking Dead”, solo per elencare i titoli di maggiore successo.

Come si può pensare che, per dissuadere i giovani dall’uso di droghe, si possa utilizzare una delle metafore per loro più affascinanti?


VISIONS DE LA SEMAINE

Sur grand écran

:-)) Silvio Forever di Roberto Faenza e Filippo Macelloni

Un documentario di montaggio sull’uomo più che sul politico, che parte dagli archivi web,smonta con ironia «il sogno di ogni italiano», spiega l’infatuazione per l’«unto dal Signore», decostruisce uno dei più pericolosi incubi del presente. Il film a cui la Rai ha censurato i trailer e negato l’uso di alcuni materiali, ritenendoli «inopportuni» in attesa dei necessari approfondimenti da parte dello studio legale dell’azienda, è l’«autobiografia» non autorizzata del Cavaliere che racconta la sua vita e le sue opere, dalle stalle alle stelle. Abbiamo tutti in testa la vita di Berlusconi. Ma il montaggio di questo film, concepito nella struttura dagli studiosi per eccellenza dei politici, Sergio Rizzo e Antonio Stella, si concentra con interesse sulla capacità di esprimere un mondo ricco di sesso deviato e di sacralità di cartapesta. Eppure nessuno sa contrapporgli un «mondo» migliore. Silvio forever lascia al pubblico libertà di rimontaggio e il giudizio finale su questo «strepitoso personaggio della Commedia dell’Arte, capace di offrire miriadi di spunti per una avventura cinematograficamente immaginabile...destinato per le sue gesta a rappresentare gli italiani, in patria e all’estero».


Sur petit écran

Terminata la visione

della 1° stagione di Shameless :-)) della 2° di V :-) e della 4° di Californication :-))

20 marzo 2011

11/2011 - Il mare rimandato

La grande onda di Katsushika Hokusai ca. 1830


Accidenti allo tsunami! Proprio non ci voleva, dopo tutto quello che Enel e compagnia hanno speso di propaganda per convincerci che il nucleare è una passeggiata, sicuro come una cassaforte, eccolo lì quel maledetto reattore giapponese che salta per aria come una bomba, e c’è pure il filmato, che quello almeno per Chernobyl mancava. E adesso? Adesso che gli italiani pos-sono vedere i giapponesi che con tutta la loro famosa organizzazione compostamente prendono lo iodio, evacuano 24 km dalla centrale, misurano la radioattività addosso ai bambini e ricoverano i primi contaminati? Allora parola d’ordine contenere i danni, l’Italia in fondo non è sismica come il Giappone (spiegatelo a quelli dell’Aquila, del Belice, del Friuli, della Campania), nel Mediterraneo gli tsunami non si sono mai visti (però bisogna tacitare gli archeologi che ci raccontano la civiltà di Creta spazzata via dallo scoppio del vulcano di Santorini), i nostri reattori sono nuovi quindi più sicuri (col piccolo particolare che la commissione di controllo americana non li ha ancora approvati) e così via sparando altre balle. Fortuna che il referendum si fa a scuole chiuse, con le mamme già al mare, ma stavolta può succedere che le mamme rimandino la partenza di qualche giorno, giusto il tempo necessario per mettere la croce sul sì, che vuol dire sì, son tutte balle, e scoppiano!


VISIONS DE LA SEMAINE

Sur grand écran

:-) Tournée di Mathieu Amalric

:-) Hoselupf di This Lüscher

:-)) Rango di Gore Verbinski


Sur petit écran


:-/ The Killer Inside Me di Michael Winterbottom


:-)) El secreto de sus ojos di Juan José Campanella


Terminata la visione della 5° e ultima stagione di Big Love

15 marzo 2011

QUESTO MESE SU KULT

Christian Bale – UN-BALE-EVABLE!
Dopo aver pompato i suoi muscoli per infilarsi nella tuta iper-virile di Batman, ha perso dodici chili per diventare Dicky, il fratello allenatore del campione di boxe Micky Ward, con un passato da detenuto e tossicodipendente. Potreste non riconoscerlo subito. Ma è lui. Il “trasformista” Christian Bale, impegnato a sbalordirci ancora una volta in un’interpretazione estrema, doppiamente premiata dal Golden Globe e dall’Oscar. Succede in The Fighter, questo mese al cinema

Miranda July – BACK TO THE FUTURE
È una delle poche artiste poliedriche universalmente riconosciute. Dimostrazione del fatto che si può essere al tempo stesso artisti, scrittori, musicisti, attori, registi e anche donne. Femminili, oltretutto. Sei anni dopo Me and You and Everyone We Know, il suo pluripremiato esordio cinematografico, Miranda July torna dietro la macchina da presa per raccontare una storia d’amore stralunata. L’abbiamo incontrata al Festival di Berlino dove ha presentato in concorso l’attesissimo The Future

Tom Wolfe + Kurt Caviezel – WEB EYE

Testi di Fausto Furio Colombo da KULT n.3 marzo 2011

13 marzo 2011

10/2011 - Fascio victim

Davanti il museo Rodin a Parigi per l'ultima sfilata Dior di Galliano

Si vede un pazzo ubriaco a rischio d'infiammabilità sussurrare che ama Hitler. Voce pastosa che riesce appena ad articolare. Le persone che filmano John Galliano sono quelle da lui insultate. Pertanto se ne fregano. Come si potrebbe ridere di un imbecille indebolito dall'alcol che non si rende nemmeno conto di essere ripreso in una via di Parigi: con crudeltà.
Tra l'altro in Francia quest'anno cade l'anniversario della morte di Louis-Ferdiand Céline, scrittore geniale e notorio antisemita, che firmò tre opuscoli di una violenza estrema contro gli Ebrei. In altre parole, istigazione a delinquere.
Il parallelismo è semplice: Galliano il Céline della moda? Tanto quanto le solite domande: si sarebbe dovuto annullare la sfilata di Dior? Bisognerebbe rifiutarsi d'indossare i vestiti e gli accessori che un orribile antisemita ha creato?
Come diceva Sartre, si può amare un romanzo scritto da un antisemita, non un romanzo antisemita. E un vestito non è mai antisemita. E anche se l'antisemitismo è ripugnante, condannabile, chiunque ha il diritto a pensare a quello che vuole. Galliano non ha sottoscritto istigazioni a delinquere, non ha scritto sui suoi vestiti “Morte agli Ebrei”.
E poi vederlo in uno stato così patetico, bruciato, ci si interroga sul grado di tensione e le pressioni che pesano sulle spalle di questi creatori alla testa d'immensi imperi della moda. Yves Saint Laurent il primo a finire drogato, represso e recluso; Alexander McQueen si è suicidato. Tom Ford confida nelle sue intervista d'averl lasciato YSL e il gruppo Ghucci, spossato, depresso, tossicodipendente. E lo stesso Christian Dior è morto fulminato da un attacco cardiaco a 52 anni.
Céline ha vissuto molto più a lungo.

06 marzo 2011

09/2011 - Profound power of archetypal imagery in a contemporary heterogeneous urban society

Les Noeuds de Janus di Jean-Michel Othoniel


In spite of decades of progress in the promotion of socio-economic equality, anti-racist education and gender equity in many western industrial countries, I continue to be impressed by the enduring power of classical western masculine imagery and the privileged status that it confers on its “adherents”. I use that word because it best describes the deliberate manner in which I construct my public image.
Whether I am a passive victim of crass commercialism or an active perpetrator of an image campaign, the consequence of which, at least intellectually, I am may even believe to be repugnant, I am nonetheless an active and ever willing player.
This seeming paradox – an obsession with cultivating its outward trappings, i.e. exaggeration of stature and physical build through body-building, beard growth and other trappings which clearly accentuate secondary sexual characteristics associated with Caucasian men – not only have me in its tow, but more and more are celebrated in popular culture imagery- one only needs to consider the powerful hyper-masculine men in films such as 300.
Over the years as I have meticulously moulded, what I initially convinced myself is merely a “look”, has in turn increasingly afforded me a favourable advantage. In other words, not only am I privileged due to my ethnicity, gender and maturity (I am 44 years old), I am also more often than not granted respect and granted distance due to my stature and aggressive power of my sexuality as expressed by my beard and, curiously enough, bald head. After all, imagery strongly evokes primitive emotion and passion.
Regardless of my personal political orientation and devotion to social justice (the goals of which are, in part intended to empower everyone and not perpetuate the socio-political centrality of the alpha-male), I believe I am, more often than not, greeted with deference in a manner that women and ethnic minorities or those marginalised due to economic disadvantage do not enjoy. In situations and settings as diverse as my career as secondary school history teacher to user of public transport, the power of a classically “masculine” appearance has given me access, power and status to negotiate my way through .

(Courtesy by B. W. McClymont)