VISIONI OBLIQUE

21 maggio 2009

CITIZEN CANNES jour 9

Indien e Cowboy per Panique au village

Sundance - Andorra
Si apprendono cose interessanti leggendo i quotidiani francese in attesa che inizi la proiezione delle 8:30. Sembra che la ministra della cultura, Christine Albanel, abbia espresso la volonta' organizzatrice di un festival di cinema indipendente francese sul modello del Sundance. "Un'occasione supplementare per dare maggiore visibilita' a questo cinema indipendente" dice. Ma non uno qualunque, esclusivamente quello francese, al punto che la ministra si sente nell'obbligo di precisare con saggezza e lucidita' che "lo scopo non sara' quello di far concorrenza al Sundance". Questa iniziativa, che dovrebbe partire il prossimo gennaio, si terra' nel pittoresco e incantevole pricipato di Andorra. Una bizzarria politica al di fuori della Comunita' Europea posizionata sotto il doppio vioncastro del vescovo di Urgell e il presidente della Repubblica francese. Nella misura in cui Nicolas Sarkozy non ha mai osato calpestare il tappeto rosso di Cannes, esercizio il cui valore mediatico fa supporre che egli muoia d'invidia, Sarko avrebbe l-occasione di inaugurare un festival di cinema francese. Come co-vincastro ne avrebbe almeno il dovere.

:-/ Carcasses di Denis Coté
Intrigante realizzazione, ma particolarmente destabilizzante come primo film del mattino.
:-/ La terre de la folie di Luc Moullet
Docu-inchiesta campestre e inenarrabile di serial killer montanari dai delitti molto bizzarri. Ma il vero matto e’ il regista.
:-)) Panique au village di Vincent patar e Stephane Aubier
Cheval, cowboy e indien sono gli eroi di una serie d’animazione belga il cui formato cinema conserva per tuta la durata dei sui 75 minuti sincopati tutta la sua brutale poesia e l’umorismo sfasato.
:-)) Petition di Zhao Liang
Dodici anni di riprese eroiche e clandestine attorno a uno spietato ufficio di raccolta denunce e la sua corte dei miracoli.
:-))) The time that remains di Elia Suleiman
Dal Buster Keaton Palestinese il racconto di sessant’anni di una terra nata morta, di un non-paese, di un lutto impossibile. Un regalo d’amore personale a coloro che lo hanno aiutato a crescere.