VISIONI OBLIQUE

15 novembre 2009

45/2009 – Luci a San Siro


Se volevate farvi un’idea di che cosa può diventare il turbo-rugby del nuovo millennio, Italia-Nuova Zelanda a San Siro fa al caso vostro. 80mila spettatori, cosa mai vista in Italia, evento costruito fin nei minimi dettagli e promosso dal gruppo Rcs. Un successo in termini commerciali ma anche molti spunti meritevoli di riflessione. Pregi e difetti, ovviamente. Cresce a dismisura l’elemento roboante e fracassone, cafone anche, a misura del pubblico che verrà, non certo degli appassionati che per tanti anni si sono sobbarcati trasferte avventurose, guidati soltanto dalla loro passione. San Siro è perfetta per questo. Qui il silenzio – parte integrante di una partita di rugby – è bandito. Se non è lo speaker petulante è l’altoparlante che bombarda musica, e se non è la musica è il pubblico che fischia per disturbare quando il cecchino avversario deve calciare tra i pali. Nel rugby non si dovrebbe mai fare, ma a San Siro (non solo qui, in verità) questa regola elementare del fair play non vale, non è rispettata. Show-biz, insomma. L’ingresso delle squadre in campo, momento rituale, è riempito prima da uno stacco micidiale haevy-metal, poi dai Carmina burana, per l’occasione mai così «carmina burina». Eppure 80 mila spettatori meriterebbero di più, di meglio. Più rispetto, considerazione, riconoscimento di ciò che il rugby è e può continuare ad essere.

VISIONS DE LA SEMAINE
Sur grand écran

:-) Francesca di Bobby Paunescu

Sur petit écran
:-) Trick’r Treat di Michael Dougherty
Miserabili, io e Margaret Thatcher di Marco Paolini
Dall’inferno alla bellezza di Roberto Saviano

4 Comments:

Blogger Stoney said...

Ormai ti conosco meglio del Sedizionario... E ti ho visto solo una volta in vita mia! :-D

15 novembre 2009 alle ore 17:23

 
Blogger johnbruno said...

Il problema è che non sappiamo gestire l'evento..il rugby è sponsorizzato dai media (come lo fu lo sci nel periodo di Tomba)e rischia di essere "calcizzato" perdendo il suo aspetto più prezioso.

16 novembre 2009 alle ore 15:53

 
Blogger L'incertain regard said...

Un lucido commento di Peter Freeman pubblicato dal Manifesto del 17 novembre 2009 dal titolo "Ma dietro gli ottantamila c'è il vuoto..." - Gli ottantamila accorsi a San Siro per vedere l’Italia alle prese con gli All
Blacks hanno fatto gridare al miracolo. Per qualcuno siamo niente
meno che al «punto di svolta»: dopo San Siro nulla sarà più come
prima. Eccesso di entusiasmo.
Una rondine non fa primavera, e il successo del match di sabato non basterà, da solo, a portare le masse nelmondo ovale. Vale la pena ricordare che dietro la nazionale c’è il vuoto. Le partite di Heineken Cup vedono spalti semideserti, che si tratti dello stadio Zaffanella di Viadana o del
Monigo di Treviso. Negli altri tornei sono messi anche peggio, per
non dire del Super 10, il nostro
massimo campionato giunto al
capolinea perché nel 2010-2011
non esisterà più. A partire dalla prossima stagione due squadre italiane dovrebbero partecipare alla Celtic League, celtici permettendo: si tratta di Treviso e degli Aironi del Po, franchigia che comprende Viadana, Gran Parma, Colorno eMantova. Quest’ultima giocherebbe a Viadana, in uno stadio che per ora garantisce non più di 4.500 posti: San Siro è lontana, difficile immaginare clamorosi exploit sia sportivi che commerciali. Il successo di Italia-Nuova Zelanda fa piacere ma non può e non deve occultare i tanti problemi di cui soffre il rugby italiano. Spandere retorica a piene mani non serve. Nel mondo dello sport il pubblico che si comporta con civiltà, non è un’eccezione, è la norma. Se la percepiamo come un’eccezione è perché viviamo immersi nell’anomalia del calcio, anomalia divenuta abominio permanente. Lo stadio Meazza era pieno, le famiglie c’erano, la passione non è mancata. Era un evento di grande richiamo e la promozione ha funzionato a dovere, e pazienza se non sono mancate le cadute di stile: i rugbisti sono atleti, non caricature del wrestling. Sabato c’è Italia-Sudafrica a Udine. Si parla di 20 mila spettatori, non molti di più, eppure si gioca contro i campioni del mondo. Sede sbagliata, forse. O forse il punto di svolta non è ancora arrivato.

17 novembre 2009 alle ore 11:10

 
Blogger Stoney said...

X Giovanni: Urca, a te risponde pure! Meno male che con me non lo fa, così posso conservare imperterrito col mio primato di interaction zero. :-D

17 novembre 2009 alle ore 13:52

 

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