VISIONI OBLIQUE

25 gennaio 2009

04/2009 – All’ombra del Cremlino


Lunedì 19 gennaio un colpo di pistola assassinava a Mosca Anastasia Baburova, giovanissima praticante giornalista. Nello stesso giorno L’incertain regard riceveva il bollino 2009 da appiccicare sul suo tesserino di giornalista, sancente il raggiungimento del già dodicesimo anno di attività sul campo.
A lei vogliamo dedicare l’anno giornalistico che verrà, a noi un esame di coscienza sulla nostra professione.


Anastasia lavorava per la Novaja Gazeta, il giornale dove scriveva Anna Politkovskaja: un giornale che non ha mai smesso di cercare quel che dovrebbero cercare tutti i giornali, la verità e la giustizia, soprattutto quando per avere un risultato è necessario sfidare, a nome dei cittadini che non possono farlo di persona, l’omertà e la prepotenza di chi sta in alto. Non era casuale che una giornalista della Novaja fosse alla conferenza stampa dell’avvocato Stanislav Markelov, che vi aveva annunciato un ricorso contro la scandalosa rimessa in libertà di un colonnello dell’esercito, stupratore e assassino confesso, da parte del tribunale. Non era casuale che questa giovane giornalista seguisse poi Markelov per discutere con lui della causa e delle prossime mosse da compiere. Non era casuale infine che Anastasia fosse tanto coraggiosa da cercar di fermare il killer: occorre essere coraggiosi per fare il lavoro che voleva fare lei, in un giornale come quello, occupandosi di argomenti come quelli, in un paese come la Russia di oggi. Per questo i mandanti di quel killer possono essere doppiamente soddisfatti: non solo hanno eliminato un fastidioso tipo che metteva in cattiva luce la gloriosa macchina delle forze armate nazionali, cercando di minare il consacrato diritto dei militari a violentare e uccidere chi vogliono (tanto più se trattasi di femmina e non slava, dunque due volte inferiore), ma hanno anche mandato un fortissimo messaggio ai giornali, ai giornalisti e ai cittadini tutti – non ficcate il naso dove non dovete, non cercate di essere coraggiosi, non state dalla parte di chi rompe i coglioni.


VISIONS DE LA SEMAINE
Sur grand écran
:-))) Milk di Gus Van Sant

E’ da quindici anni che Gus Van Sant voleva realizzare un film su Havey Milk, il primo eletto americano apertamente gay assassinato nel novembre 1978. E non avrebbe potuto scegliere un momento migliore di quello attuale per farlo uscire, in un clima conflittuale che ricorda in maniera surreale quello che prevaleva, trent’anni fa, per gli omosessuali americani. Come per Elephant, Last Days, Paranoid Park e Gerry, anche Milk inizia con la cronaca di una morte annunciata. Ma rispetto alla narrativa destabilizzante e al lirismo contemplativo degli ultimi suoi lavori, questo biopic sul consigliere comunale di San Francisco e la sua lotta per i diritti omosessuali anni settanta, è un lavoro meticolosamente strutturato e ricostruito, in una sovrapposizione di fiction e documentario che riesce ad evitare tutte le trappole del genere. Il regista, non sacrificando tuttavia nulla del suo stile personale e radicale che lo caratterizza da tempo, firma qui il suo lavoro più soddisfacente. A cui si aggiunge la sorpresa per la straordinaria interpretazione di Sean Penn nei panni di Harvey Milk, l’attivista del movimento dei diritti degli omosessuali, l’amico, l’amante, l’unificatore, il politico, il combattente, l’icona, l’ispiratore e l’eroe, la cui vita ha cambiato la storia e il cui coraggio ha cambiato la vita di tante persone.

Sur petit écran
W. di Oliver Stone
Sur Internet
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