58.BERLINALE - Tag 1

GO, BERLIN, GO! BIRRA, BRETZEL E CINEMA. DAL 7 AL 17 FEBBRAIO LA 58a EDIZIONE DELLA BERLINALE. CONSIDERATA DA SEMPRE LABORATORIO PREFERENZIALE PER IL CINEMA DI MASSA DEL FUTURO O, COME SI SPERA, DI COME IL CINEMA DI MASSA EVOLVERÀ.
Se Cannes è il Barnum del cinema, la Berlinale è il Cirque du Soleil. Orientato sul pubblico e organizzato essenzialmente nel perimetro di Potsdamer Platz, il festival sprigiona onde benevole e calorose. Si sorseggia un caffè, si mangia un pasticcino o, per i più tedeschi fra noi, si beve una birra e si trangugia una salsiccia. Felicità gastronomica tra due proiezioni di una programmazione eguagliante quella proposta sulla Croisette. Se la lingua di Shakespeare è percepita a Berlino come una gesticolazione disordinata, è necessario sfoderare l’artiglieria pesante: quel che rimane dei corsi di tedesco seguiti al liceo. Purtroppo, ripetere incessantemente “ja, ja”, non aiuta a sintonizzarsi sullo show berlinese. Poiché la precisa organizzazione della Berlinale non tollera i ritardatari risulta difficile recuperare un passo falso nella scelta dei film da vedere. Benché sia internazionale, il festival ruota attorno al cinema indipendente, europeo e piuttosto denudato di tutto il glamour corollario. Così lungometraggi di e con personaggi altisonanti possono essere meno corteggiati da quelli di e con professionisti quasi sconosciuti ai più. Esistono due modi per comprendere questo fenomeno. Sia spaventandosi nel vedere tre curiosi battersi per strappare un autografo di qualche vecchia e dimenticata celebrità, sia felicitandosi che il cinema indipendente e sorprendente è ancora capace di trovare un suo pubblico. Il Festival di Berlino sembra talmente tenere alla sua reputazione di difensore di un cinema esigente, che non lascia entrare nella sua selezione blockbuster che non abbiano un reale interesse artistico. Per il divertimento puro, stile Indiana Jones 4, bisogna attendere il Festival di Cannes.
Se Cannes è il Barnum del cinema, la Berlinale è il Cirque du Soleil. Orientato sul pubblico e organizzato essenzialmente nel perimetro di Potsdamer Platz, il festival sprigiona onde benevole e calorose. Si sorseggia un caffè, si mangia un pasticcino o, per i più tedeschi fra noi, si beve una birra e si trangugia una salsiccia. Felicità gastronomica tra due proiezioni di una programmazione eguagliante quella proposta sulla Croisette. Se la lingua di Shakespeare è percepita a Berlino come una gesticolazione disordinata, è necessario sfoderare l’artiglieria pesante: quel che rimane dei corsi di tedesco seguiti al liceo. Purtroppo, ripetere incessantemente “ja, ja”, non aiuta a sintonizzarsi sullo show berlinese. Poiché la precisa organizzazione della Berlinale non tollera i ritardatari risulta difficile recuperare un passo falso nella scelta dei film da vedere. Benché sia internazionale, il festival ruota attorno al cinema indipendente, europeo e piuttosto denudato di tutto il glamour corollario. Così lungometraggi di e con personaggi altisonanti possono essere meno corteggiati da quelli di e con professionisti quasi sconosciuti ai più. Esistono due modi per comprendere questo fenomeno. Sia spaventandosi nel vedere tre curiosi battersi per strappare un autografo di qualche vecchia e dimenticata celebrità, sia felicitandosi che il cinema indipendente e sorprendente è ancora capace di trovare un suo pubblico. Il Festival di Berlino sembra talmente tenere alla sua reputazione di difensore di un cinema esigente, che non lascia entrare nella sua selezione blockbuster che non abbiano un reale interesse artistico. Per il divertimento puro, stile Indiana Jones 4, bisogna attendere il Festival di Cannes.
I FILM DI OGGI
:-( Shine a Light di Martin Scorsese
:-) Regarde-moi di Audrey Estrougo
:-/ Om Shanti Om di Farah Khan
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