13/2007 – Un’altra vita

La passione per Second Life è diventata quasi parossistica.
Tutti i mezzi di comunicazione se ne stanno occupando, e non solo.
Anche le istituzioni e le aziende del nostro Paese, persino i politici.
Pare proprio che non ci sia limite al peggio.
Pensiamo meno ad un’ipotetica seconda vita e dedichiamoci esclusivamente a quella reale !
E’ LA STAMPA, BELLEZZA
SE L’EMBEDDED TRIONFA di Giuliana Sgrena – I giornalisti non-embedded che si ostineranno a informare sui conflitti in corso senza ricorrere alle veline degli stati maggiori finiranno un giorno davanti alla corte marziale? La provocazione non è così azzardata: la militarizzazione dell’informazione avanza in modo irrefrenabile. La guerra in Iraq ha già di fatto istituzionalizzato i giornalisti embedded, con tanto di regole di ingaggio (leggi: censura). La maggior parte dei giornalisti che oggi vanno ancora in Iraq sono embedded e riducono la loro lettura della realtà a un’ottica militare. Chi rifiuta l’arruolamento rischia in proprio. Come se l’informazione indipendente non fosse più un valore da difendere per una società democratica ma semplicemente voglia di protagonismo di chi vuol finire in prima pagina. E purtroppo a volte in copertina ci finisce non per uno «scoop» ma per il suo sequestro. Finora il governo italiano – sia di destra che di sinistra – si è distinto per la sua linea negoziale, fortemente contrastata dagli Stati uniti, che ha portato alla liberazione di giornalisti (senza dimenticare la morte di Enzo Baldoni) e non solo. Anche se restano ancora da liberare Rahmatullah Hanefi (il mediatore di Emergency) e l’interprete di Daniele Mastrogiacomo, Adjmal Nashkbandi. Il ritorno degli ostaggi è comunque in ogni caso caratterizzato da una sorta di cannibalismo, come se chi ne è uscito salvo dovesse espiare la colpa di non aver avuto la testa mozzata. Speriamo che la storia non si ripeta, anche perché lo scenario sarebbe completamente diverso. Ora l’Italia rinuncia alla propria autonomia di
decisione quando è in gioco la vita di un suo cittadino e si affida alla Nato (secondo l’ordine del giorno votato martedì dal senato insieme al rifinanziamento delle missioni), vale a dire alla linea dura degli americani. Si salvi chi può. Anche i giornalisti entreranno a far parte delle regole d’ingaggio degli eserciti e costituiranno, in caso di sequestro, un capitolo del codice di guerra. Sotto questo ricatto chi oserà ancora sfidare la sorte per informare? Per evitare di avere la testa mozzata dai talebani o dai mujaheddin si accetterà di avere la lingua tagliata dal comando Nato. I giornalisti rischiano in proprio, abbiamo sentito ripetere in questi giorni, persino da direttori di giornali. Altri hanno affermato orgogliosamente (!) di non avere inviati (a che servono?). Sicuramente ciascuno di noi rischia in proprio quando si muove su un terreno minato, lo sappiamo bene. Ma, senza voler mitizzare il nostro lavoro, l’informazione indipendente non dovrebbe essere un diritto del cittadino, in uno stato democratico? E invece di garantire ai giornalisti la possibilità di svolgere il proprio lavoro anche in luoghi di conflitto e di avere testimoni sul terreno (anche del cosiddetto processo di democratizzazione in Iraq e in Afghanistan), il nostro governo affida la loro sorte alla Nato. Su quale base si formerà l’opinione pubblica? Sulla propaganda di guerra o di regime? Se solo fossero stati un po’ più informati gli esponenti della destra (Berlusconi in testa) non avrebbero potuto accusare il governo di centro-sinistra di aver indebolito il governo Karzai con la trattativa per Mastrogiacomo, perché è difficile immaginare il presidente afghano più debole di quanto già non sia. L’informazione è una vittima della guerra, tanto più se preventiva. Senza informazione la guerra si allontana e si vedono meno anche i fallimenti di leader guerrafondai come Bush. Non a caso proprio negli Stati uniti la censura sulle notizie che arrivano dai fronti di guerra è molto pesante. E visto che non vogliamo essere eroi ma solo fare il nostro lavoro, dovremo rinunciare ad andare in Iraq, Afghanistan, Somalia, Gaza...?
Su Têtu.com
La Conférence épiscopale italienne diffuse la position officielle de l'Église sur le concubinage
www.tetu.com/rubrique/infos/infos_detail.php?id_news=11263
Un enfant de chœur déclare son amour pour un camarade au cours de la messe
www.tetu.com/rubrique/infos/infos_detail.php?id_news=11248
Un rassemblement des familles pour éviter toutes formes de concubinage
www.tetu.com/rubrique/infos/infos_detail.php?id_news=11218
IO, MANIFESTO !
L’articolo I vescovi in parlamento di Gianni Rossi Barilli da “il manifesto” del 29 marzo 2007 : « […] Bloccare lo sviluppo civile dell’Italia lascia uno spiraglio alle speranze di rivoluzione a rovescio, mentre perdere la partita a Roma equivarrebbe a sancire che ormai il Vaticano è soltanto un atollo imprigionato da tutti i lati dal mare dell’Europa secolarizzata. Per questo i vescovi, riprendendo fedelmente le indicazioni della congregazione per la dottrina della fede elaborate da Ratzinger, alzano la voce e la posta. In altri paesi europei un gesto del genere apparirebbe patetico e disperato. Da noi invece, il torpore e la diffusa ambiguità delle coscienze laiche lo fanno apparire come una mossa politica quasi normale. Tanto chi vuoi che si alzi a dire che la chiesa infrange gli accordi concordatari e che per dare un minimo segno di autonomia lo stato ha il dovere morale di garantire pari dignità e pari diritti ai cittadini omosessuali? Solo qualche frangia minoritaria. L’accresciuto livello dello scontro ci dirà nelle prossime settimane e mesi se in Italia esista ancora una rappresentanza politica laica degna di questo nome. Adesso che il Vaticano ha messo sul tavolo tutte le sue carte, è auspicabile che chi sostiene un punto di vista coerente con i principi di libertà e uguaglianza faccia sentire la propria voce con meno timore di urtare la sensibilità cattolica. Se la chiesa non digerisce neppure i Dico, tanto vale battersi senza compromessi al ribasso. In ballo ci sono il concetto di laicità dello stato, la nostra collocazione in Europa e l’aspetto che potrà avere domani la scena politica italiana, a cominciare dalla fisionomia del partito democratico. La posta in gioco è piuttosto alta. E questo è il solo punto su cui il Vaticano ha perfettamente ragione. » www.ilmanifesto.it
PRÉFERENCES DE LA SEMAINE
Les films sur petit écran
Carnivals of Soul www.arte.tv/fr/cinema-fiction/cinema-sur-ARTE/Cinema-Trash/1121074.html
Lost Highway www.lynchnet.com/lh
Le DVD
UFC 58 http://ufcstore.seenon.com/detail.php?p=14293
À la télé
White Terror www.arte.tv/fr/semaine/244,broadcastingNum=664963,day=3,week=13,year=2007.html
Desperate Housewives www.skylife.it/guida_tv/evdetail.do?id=7432656
Nip/Tuck www.mediaset.it/brand/italia1/nip_tuck/schedaprogramma_624.shtml
Report www.report.rai.it
Parla con me www.parlaconme.rai.it
Le site Internet
Get a First Life www.getafirstlife.com
2 Comments:
Concordo con te. Il fatto che il potere mediatico e politico insista nel promuovere la "seconda vita" (dove inseguire i sogni, le speranze e i desideri che evidentemente non sono ammessi nella vita reale) dovrebbe farci riflettere. Che Internet sia il nuovo oppio dei popoli?
7 aprile 2007 alle ore 17:45
Una seconda vita perché la prima non soddisfa?
una scappatoia troppo comoda per fuorviare dai problemi quotidiani;un'illusione che distrae le persone da ciò che è veramente importante.
Le distrazioni ti fanno dimenticare quando e quanto dovresti pestare i piedi.
Insomma l'ennesima alternativa alla vaselina :-))))
bye,
Marko
12 aprile 2007 alle ore 10:23
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